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8424 melrose place
90069 los angeles California
+ 1 323 272 3895
store.losangeles@forte-forte.com
equilibrio di materia e luce: forte_forte apre a los angeles
nella sua declinazione architettonica, frutto del dialogo tra robert vattilana e giada forte, la lingua forte_forte traduce in ambiente sensazioni tattili e visive, materializzando un’estetica insieme ineffabile e precisa, delicata e coriacea.
la grammatica di base permane, ma la costruzione del racconto segue di volta in volta l’unicità atmosferica del luogo, inteso come spazio multidimensionale ed emotivo, cittadino e geografico, modulandosi nel segno di una cangiante continuità.
la boutique di los angeles, al numero 8424 di melrose place, esprime una volontà di semplificazione, che amplifica l’emozione nel dialogo con la città degli angeli.
luce e materia, curve e rette, solidità e trasparenze si compenetrano, echeggiando i volumi e le linee del modernismo californiano, sullo sfondo del sole accecante e di paesaggi desertici.
il contrasto con materiali e finiture di gusto italiano arricchisce di sfumature l’equilibrio di componenti, suggellando l’unicum. la boutique è sita al piano terra di una costruzione databile per approssimazione agli anni trenta. due vetrine si aprono sulla strada, incorniciate dalla facciata di metallo smaltato verde salvia. la porta, incassata rispetto alla facciata, è di legno smaltato, con una grande maniglia tonda di graniglia.
oltrepassata la soglia, il racconto si dipana immediatamente nella sua chiarezza spaziale, invitando l’occhio a soffermarsi sull’armonico fluire delle texture. l’ambiente è dominato da toni delicati di cipria per la calce naturale mista a paglia di mais dei rivestimenti e la resina per i pavimenti, insieme al bianco delle tende di mussola a tutta altezza che fungono da setti immateriali e permeabili. questa levità impalpabile è bilanciata dalla geometria angolosa e metallica della parete di fondo di ottone, il cui gioco di geometrie evidenzia la larghezza e la profondità dello spazio. quattro sottili colonnine si perdono nel soffitto dentro tre cerchi non concentrici di gesso, rimandando alle geometrie luminose di james turrell.
con il genius loci dialogano anche due enormi pietre, provenienti dal deserto di palm springs e omaggio all’opera di peter fischli e david weiss, poste in bilico una sopra l’altra nella zona espositiva.
la scatola scenica è un bilico armonico di curve e di rette: sul lato sinistro il volume è squadrato, sul lato destro la parete è tonda e ingloba un pilastrino, come i camerini. sui due lati lunghi, simmetricamente, stendini calligrafici di ottone molato piegati a mano come rami di arbusto espongono il prodotto, ancorati a terra o al soffitto. lastre di ottone scotch brite sorrette da bulloni e poggiate su un supporto verticale dal movimento elicoidale fungono da display, insieme ad una tenda scultorea di rete di ottone con ampolle di vetro che intrappolano e custodiscono, al loro interno, ricordi di viaggio.
gli arredi aggiungono ulteriori modulazioni al contrappunto di texture e colori. una grande panca circolare, con cuscini di pelle traforata, scavata, come i due vasi posti all’ingresso, in un agglomerato di graniglia, pietre bianche come cristalli di sale e pietre verdi luminose di giada; sedute in legno curvato e ricoperte di foglia d’oro; una specchiera trittico dal gusto modernista e un lettino color cipria con borchie dorate. l’effetto è tattile e sinuoso. sul fondo del negozio, i camerini si aprono come uno scrigno di velluto capitonné verde giada dietro due porte curve a battenti in ottone percorse dal ritmo di grandi oblò. una tenda di velluto consente di ridefinire lo spazio all’interno. nascosti alla vista, la cassa e il magazzino, con i prodotti contenuti in moduli da archivio su binari, sono una estensione funzionalista, ma in tinta verde salvia.
il progetto è conciso e vibrante. la luce si fa materia, in un equilibrio ineffabile di geometrico e organico.
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