la nuova boutique forte_forte a cannes è una scatola minerale dai riflessi marini

la lingua spaziale di forte_forte, nata dal dialogo tra robert vattilana e giada forte, è un contrappunto sottile di elementi, un equilibrio multisensoriale di componenti: materie, volumi, identità del luogo, inteso come carattere cittadino e genius loci, si amalgamano in un cunto sempre unico. ogni nuova apertura aggiunge possibilità e declinazioni ad un repertorio spiccatamente eclettico, espandendolo nel segno di una cangiante continuità.

la boutique di cannes, sita al numero 27 di rue du commandant andré, a pochi passi dalla croisette, ospitata in una costruzione d’angolo di lineare semplicità, si immerge nelle atmosfere assolate e vacanziere della costa azzurra, ne assorbe la luce viva e frizzante.
tre vetrine si aprono sull’esterno, percorso come un segno da una pensilina, creando trasparenza e osmosi tra dentro e fuori, arredo e ambiente, attivando un gioco di sguardi e un dialogo di volumi.
l’ingresso, sull’angolo, taglia la luce naturale, ne accoglie i bagliori e li geometrizza. il racconto è affermativo. si procede per sintesi e modulazioni di un solo materiale, espanso nelle sue possibilità tattili e iridescenze cromatiche. lo spazio è concepito infatti come una scatola dai colori minerali e le trasparenze marine, realizzata interamente in una materia di pura invenzione: un agglomerato composto da una base di cemento grigio chiaro che avvolge una pietra bianca dalle sembianze di cristalli di sale lucenti e cristalli profondi verde giada. sono tagliati in questa pietra composita i pavimenti, cosí come i rivestimenti a tutta altezza delle pareti, fresati in linee verticali che danno alla pietra bianca una speciale lucentezza. in questa pietra composita è realizzata pure la cassa monolitica dai cassetti di ottone.
la densità del racconto stempera e si libra in un movimento ritmico sul soffitto bianco, disegnato da una raggiera che confluisce verso l’imbotte della scala.

la scatola scenica è uno scrigno intimo che invita alla scoperta. la zona display è avvolta da una tenda bianca a tutta altezza che in parte copre una vetrina. le appenderie calligrafiche e le specchiere dalle forme organiche, realizzate in ottone, sono segni lucenti e metallici nello spazio. un display in ottone posto in vetrina e sorretto da un palo tornito anch’esso di ottone si avvolge in un movimento elicoidale che accompagna lo sguardo sui ripiani che ospitano i prodotti, visibile da dentro come da fuori.

l’arredo, realizzato interamente su disegno da artigiani italiani, si compone tra le altre cose di sedie di legno curvato ricoperte di foglia oro, con cuscini di pelle traforata. il senso di intimità si solidifica infine con ineffabile matericità nei camerini come boudoir, chiusi da porte battenti in ottone e divisi da una tenda mobile che consente di rimodulare lo spazio, pensato come uno scrigno nello scrigno, nel quale esperire l’emozione personalissima del vestirsi.
all’interno, sono interamente rivestiti di piastrelle di ceramica craquelé: un contrasto, improvviso come la luce estiva, con la mineralità catafratta che domina lo spazio, punteggiato da grandi piante che portano una presenza vegetale nella tessitura visiva.

una scala a chiocciola dai gradini sospesi, situata dietro la cassa in una imbotte circolare, conduce al primo piano dove è ospitato il magazzino. lo spazio è onirico, lucente. una leggerezza lieve e liquida si vena di permanenza solida.